Equo solidale o multinazionale? - micromega-online - micromega
Il tema caldo di oggi è il divorsio tra TRANS FAIR U.S.A e TRANS FAIR Intenational. Un divorsio che si consuma all'interno di un dibattito sempre vivo nel Comercio Equo e Solidale, ovvero la collaborazione con grandi gruppi multi-nazionali e soprattutto la necessità o meno di allargarele maglie dei criteri per far aumentare le quote di mercato.
Il marchio americano infatti ha deciso di investire in questa direzione favorendo l'ingresso della grande e grandissima distribuzione. Una delle principali motivazioni riportate nell'articolo è la possibilità di includere i lavoratori delle grandi piantaggioni nel sistema fair-trade e migliorare così le loro condizioni oggi molto difficili. La motivazione quindi è in sè nobile, è capire se lo strumento utilizzato sia adeguato.
Innanzi tutto se oggi nelle grandi piantaggioni che servono le grandi multi-nazionali utilizzano metodi di sfruttamento è inaccettabile. Siamo noi consumatori che per primi dovremmo evitare di farci prendere dal delirio del marketing. Se davvero un'azienda vuole acquisire questa fetta di mercato e noi vogliamo usare il nostro potere è chiaro che se non tutto deve essere equo solidale non possono neanche convivere schiavitù e fair trade.
Dobbiamo sottolineare che la struttura del commercio equo e solidale italiano va molto oltre il dibattito in corso. La sua genesi come moviemento di base ha dato fondamenta solide con una importante rete di organizzazioni presenti sul terrorio e una rete distributiva propria. Questo permette di commercializzare non solo caffè ma numerosi prodotti alimentari e ha reso possibile mantenere a lungo lo spirito pioneristico.
Anche se la qualità del Commercio equo e solidale oggi in Italia ci rende orgogliosi dei risultati ragiunti e della fedeltà a una visione altra non dobbiamo sottovalutare i comabiamenti che nell'ultimo decennio hanno inciso sulla struttura e sulla partecipazione al movimento. Il processo che ha portato ad Agices e all'attuale sistema non è riuscito a contrastare il calo di partecipazione e attenzione politica da parte di giovani e della società civile, che è ciò che ha veramente fatto la differenza rispetto processo di "annaquamento" avvenuto in altre parti del mondo. Nei prossimi anni questo aspetto sarà cruciale nel determinare la capacità del movimento equo e solidale di posizionarsi come alternativa o come contorno al sistema economico dominante e speriamo vivamente che si scelga la strada alternativa.