L’altra economia è realtà nel Lazio. Da oggi gode di un riconoscimento legislativo. Per la prima volta in Italia ambiti come l’agricoltura biologica, la produzione di beni eco-compatibili, il commercio equo e solidale, il consumo critico, la finanza etica, il risparmio energetico e le energie rinnovabili, il riuso e riciclo dei materiali, i sistemi di scambio non monetario, il software libero, il turismo responsabile, sono riconosciuti e sostenuti normativamente, e nel loro insieme, da una amministrazione pubblica. E’ stata, infatti, approvata ieri la delibera di Giunta, presentata dall’assessore al Bilancio, programmazione economico-finanziaria e partecipazione della Regione Lazio Luigi Nieri.
Il provvedimento prevede la valorizzazione di attività dell’altraeconomia, per mezzo di incentivi economici, la creazione di veri e propri centri dell’altraeconomia, la promozione di scambi di esperienze, di servizi e di beni, rispettando i criteri delle “filiere corte”, ossia le attività basate sul rapporto diretto tra produttore e consumatore.
In particolare l’altra economia riguarda, dal lato dell’offerta, le imprese e le micro-imprese che inseriscono questi elementi quali requisiti qualificanti la loro operatività, regolarmente registrate con il loro numero di addetti e con regolari bilanci. Dal lato della domanda, invece, le varie forme di organizzazione del consumo critico, finalizzate all’acquisto collettivo di beni e servizi ‘altro-economici’ o all’informazione e alla tutela dei consumatori. Un caso noto è quello dei Gas, i gruppi di acquisto solidale.
«Oggi più che mai è indispensabile ripensare a un’economia che valorizzi le relazioni prima che il profitto e che riconosca un'equa ripartizione delle risorse nel rispetto dell'ambiente naturale e nell’arricchimento di quello sociale – spiega l’assessore al Bilancio, programmazione economico-finanziaria e partecipazione della Regione Lazio Luigi Nieri - L’altra economia può essere definita come un approccio all’attività economica fondato sui principi della partecipazione, della solidarietà e dell’eco-compatibilità, piuttosto che sui principi del profitto, dell’interesse e dell’utilità».
Solo a Roma sono 40 le associazioni e le cooperative che fanno parte del Tavolo dell’altraeconomia. Una realtà che nel Lazio, ad oggi, supera le 2000 unità tra imprese e realtà associative e cooperative. A livello nazionale, invece, solo considerando l’agricoltura biologica, il dato raggiunge le 50mila unità con circa 160mila addetti. «Più della Fiat e della Telecom messe insieme» secondo Andrea Ferrante, presidente nazionale Aiab (associazione agricoltura biologica) secondo il quale «con questa legge regionale si riconosce che c’è un altro modo di fare economia che ha una sua valenza in termini economici. Un settore che, oltretutto, fornisce un’occupazione più stabile, perché più legata al territorio».
In questo modo la regione lazio concede finalmente dignità istituzionale a questi temi stabilendo, con norma, principi e ambiti di applicazione. Tutte la attività normate dalla questa proposta diverranno attività prioritarie nei bandi ordinari di finanziamenti ed agevolazione che la regione in base a fondi europei e governativi normalmente emana. Secondo Nieri «l’altra economia, nelle sue esperienze concrete, ha dimostrato che può diventare anche fonte di buona occupazione. Importante, però, è che anche le amministrazioni pubbliche si facciano promotrici di iniziative in questo senso sostenendo la diffusione di prodotti biologici, solidali, sostenibili».
Per Riccardo Troisi, presidente della Città dell’Altraeconomia di Roma, «si tratta di un riconoscimento importante, frutto di una lunga collaborazione tra società civile e pubblica amministrazione. Oggi si riconosce che l’altra economia è un’economia reale e non di nicchia. Che ha tutte le possibilità di essere un’alternativa ai disastri prodotti dall’attuale modello economico».